Connessione mente-corpo…una realtà millenaria

“Stile di vita sano”, parole che evocano immagini di pasti a basso contenuto di grassi, regimi di esercizio fisico quotidiano, l’eliminazione di alcol, tabacco…ma quello che manca a tutti noi è la concentrazione sulla cura quotidiana a noi stessi in senso emotivo. Tendiamo ad occuparci degli aspetti fisici della salute, ignorando la dimensione emozionale, i pensieri, e i sentimenti e persino lo spirito e l’anima. Eppure alla luce delle nuove conoscenze riguardo le emozioni e alla rete psicosomatica, è evidente che fanno parte anch’essi della nostra responsabilità nei confronti della salute.

Le emozioni sono l’elemento chiave nella cura di se stessi!

Dobbiamo alla Biologa Candace Pert la spiegazione scientifica della innegabile esistenza della connessione della mente al corpo. Pert nel ’70 ha scoperto i “recettori degli oppiacei” presenti su tutte le cellule dell’organismo.

Cosa vuol dire ciò?

Sappiamo che il corpo è formato da cellule, su ciascuna cellula sono presenti milioni di “recettori” diversi…possiamo immaginarli come ninfee che galleggiano sulla superficie di uno stagno (la cellula), ed hanno le radici che affondano nella membrana cellulare raggiungendo il nucleo della cellula.

Ad esempio un neurone (cellula del sistema nervoso) ne ha milioni di recettori disposti sulla sua superficie.

Ma cosa sono i recettori?

I recettori sono fatti di proteine, funzionano come molecole sensitive, sono sensori.

Così come nell’organismo umano gli occhi, le orecchie, la lingua, le dita e la pelle agiscono da organi di senso, anche i recettori si comportano in modo analogo, solo che lo fanno a livello cellulare.

Si librano sulla membrana della cellula, vibrano, in attesa di captare messaggi inviati da altre creature, che si diffondono nel fluido che circonda ogni cellula.

Queste creature che arrivano nel fluido che circonda la cellula si chiamano “Legante”, e il loro ruolo è di legarsi, appunto, al recettore corrispondente, così da trasmettergli un messaggio che a sua volta trasmetterà all’interno della cellula, dove il messaggio stesso può modificare lo stato della cellula.

In poche parole, la vita della cellula, è regolata da recettori che si trovano sulla superficie che gli inviano messaggi, a seconda del Legante che si associa, tali da tradurre vistose modificazioni nel comportamento, nell’attività fisica e persino nell’umore.

E in che modo si organizza tutta questa attività, tenuto conto che si svolge nello stesso tempo in tutte le parti del corpo e del cervello?

Quando i Leganti nuotano nel fluido che circonda ogni cellula, soltanto quelli dotati di molecole della forma giusta possono legare con un certo tipo di recettori. Ad esempio il recettore degli oppiacei può ricevere soltanto i leganti che fanno parte del gruppo degli oppiacei, ovvero le Endorfine, la Morfina, ecc.

In genere i Leganti si suddividono in tre tipi:

1) Neurotrasmettitori

Piccole molecole prodotte dal cervello per trasmettere informazioni. Ad esempio la Dopamina, l’Istamina, la Serotonina ecc.

2)  Steroidi

che comprendono gli ormoni sessuali, Testosterone, Progesterone, Estrogeni.

3)  Peptidi

Sono i leganti più numerosi, rappresentano il 95% circa di tutti i leganti; svolgono un ruolo molto versatile, regolando in pratica tutti i processi vitali

Sulla scia delle scoperte degli anni ’80, questi recettori e i loro leganti sono stati considerati le “molecole dell’informazione”, ossia le unità base di un linguaggio usato dalle cellule di tutto l’organismo per comunicare attraverso apparati come il sistema endocrino, il sistema nervoso, l’apparato gastrointestinale ed il sistema immunitario!

Tre anni dopo la scoperta dell’esistenza del recettore degli oppiacei anche nel cervello, un’èquipe di ricerca scozzese, guidata dai dott. John Hughes e Hans Kosterlitz, dimostrò che nel cervello dei maiali veniva prodotta una sostanza che era appunto la morfina del cervello, un legante (peptide) che unendosi ai recettori degli oppiacei, provocava gli stessi effetti degli oppiacei come ad esempio la morfina; la sostanza (peptide, legante) fu battezzata col nome di encefalina, dal greco “testa”. In seguito i ricercatori americani la chiamarono “endorfina”, nel senso di “morfina endogena”.

In un esperimento sui criceti, che si accoppiano circa 23 volte per ogni ciclo, si scoprì che nel corso dell’attività sessuale il livello delle endorfine nel sangue saliva all’incirca del 200%. Si condussero altre ricerche circa l’influsso dell’esercizio fisico, reclutando giovani che esercitavano la corsa con serietà ed applicazione, ed esaminando i dati sui campioni di sangue, anche qui, il fisiologo Peter Farrell, scoprì che l’esercizio fisico induceva un notevole aumento delle endorfine, tanto da chiamare questo fenomeno “ebbrezza del maratoneta”.

Ad esempio, vi è sicuramente noto (soprattutto alle donne) un altro peptide, l’ossitocina, sostanza prodotta dalla ghiandola pituitaria durante il parto per legare con i recettori dell’utero, dove causa le contrazioni uterine che provocano infine l’esplusione del feto.

Neurobiologi e fisiologi di oggi hanno dimostrato come l’ossitocina non solo fa contrarre l’utero nel travaglio ma produce contrazioni uterine anche nel piacere sessuale nelle donne;nel cervello, inoltre agisce in modo da produrre comportamenti materni, e a quanto pare nei roditori, a stabilire rapporti monogami di lunga durata (si spera anche nell’uomo!)

Da qui si esalta questa funzione dei peptidi di coordinare fisiologia, comportamento ed emozioni.

I peptidi sono prodotti in varie parti dell’organismo, con nomi diversi,compreso, spesso, anche nel cervello; quindi si è preferito coniarle col nome di “sostanze informazionali” cioè molecole messaggere incaricate di distribuire le informazioni in tutto l’organismo.

Nel cervello abbiamo delle parti che controllano le emozioni, si trovano nel sistema Limbico, quindi sede delle emozioni; questo sistema è composto da struttre come l’Amigdala, l’ippocampo e la corteccia limbica.

In un esperimento il dott. Penfield aveva scoperto che stimolando elettricamente la corteccia limbica che ricopre l’amigdala, era possibile scatenare un’intera gamma di espressioni emotive, come intense reazioni di dolore, ira o gioia, mentre i pazienti rivivevano antichi ricordi accompagnati da modificazioni corporee corrispondenti, come tremito di rabbia, riso, pianto e variazioni della pressione sanguigna e della temperatura.

In questa sede, secondo i neuroscienziati, sono presenti almeno il 90% dei recettori dei neuropeptidi conosciuti.

C’è una tecnica chiamata Biofeedback, che consiste nell’usare dispositivi di monitoraggio, per misurare varie funzioni corporee, come passo iniziale verso il controllo di quelle funzioni; in pratica, raggiungendo uno stato di rilassamento profondo si può raggiungere il controllo di processi fisiologici che si ritengono autonomi. Per esempio chiunque può far salire la temperatura della propria mano di un paio di gradi circa; questo testimonia, come afferma il dott. Elmer Green, che “ogni cambiamento nello stato fisiologico è accompagnato da un cambiamento correlato allo stato mentale emotivo, cosciente, o no, e viceversa, ogni cambiamento nello stato mentale emotivo, cosciente o no, è accompagnato da un corrispondente cambiamento nello stato fisiologico”.

Negli anni le ricerche del dott. Schmitt suggerirono l’esistenza di un sistema in cui le sostanze chimiche incaricate di trasmettere informazioni viaggiano nei fluidi che circolano nel corpo per raggiungere i loro recettori specifici. Ecco come si moltiplicano all’infinito le possibile linee di comunicazione fra cervello e corpo!

Se accettiamo l’idea, come sostiene la Pert, che i peptidi e le altre sostanze informazionali siano la base biochimica delle emozioni, la loro distribuzione nel sistema nervoso ha una portata estremamente vasta. Il corpo si identifica con l’inconscio! I traumi repressi causati da una sovrabbondanza di emozioni possono restare immagazzinati in una parte del corpo, influenzando in seguito la nostra capacità di percepire quella parte o addirittura di muoverla. Grazie alle nuove ricerche non possiamo più sostenere che il cervello emozionale sia ristretto alle classiche sedi, ovvero Amigdala, Ippocampo e ipotalamo; si sono scoperte altre sedi ad esempio lungo la radice dorsale, ovvero nella parte posteriore del midollo spinale, dove si riscontra un’alta concentrazione di quasi tutti i recettori di neuropeptidi esistenti; questa è la sede delle informazioni somatosensoriali, ovvero ogni sensazione o percezione corporea, che siano causate dal tocco di un’altra mano sulla nostra pelle o da sensazioni scaturite dal movimento dei nostri organi nello svolgimento dei processi corporei

Quindi attraverso i cinque sensi, vista, suono, gusto, odorato e tatto, immettiamo delle informazioni che raggiungono le sedi dove c’è una concentrazione elevata di recettori che elaborano le informazioni e le destinano ad avviare modificazioni neurofisiologiche;

Le emozioni e le sensazioni corporee sono dunque strettamente intrecciate, in una rete bidirezionale, in cui ciascuna di esse può modificare le altre.

Di solito questo processo avviene a livello inconscio, ma in determinate condizioni può anche affiorare alla coscienza, oppure essere portato alla coscienza in modo intenzionale.

Gli stati emotivi, o umori, producono anche loro vari leganti, quindi, come afferma il dott. Paul Ekman, ogni emozione viene vissuta in tutto l’organismo, nella testa e nel corpo, e corrisponde ad una particolare espressione facciale.

Ci sono delle tecniche con le quali è possibile portare a livello cosciente la maggior parte delle variazioni di attenzione a livello corpo/mente che avvengono nel subconscio; ad esempio con la Visualizzazione, possiamo aumentare il nostro livello di consapevolezza, ad esempio stimolando la circolazione del sangue in una parte del corpo, facendo così affluire più ossigeno e di elementi nutritivi per eliminare le tossine.

Il celebre psichiatra e ipnoterapista Milton Erickson, sperimentò questa tecnica su alcune giovani donne che avevano il seno completamente piatto, attraverso un processo di trance contribuì ad aumentare il volume.

E’ chiaro che i peptidi servono a unire gli organi e gli apparati dell’organismo in una rete unica che reagisce ai cambiamenti, interni o esterni che siano, con modificazioni complesse e orchestrate in modo sottile.

Quindi mente e corpo si possono trattare come un tutto unico, quindi si può accedere all’emozione anche attraverso il corpo e non solo dalla mente!

Un esempio per capire ciò è il considerare che tutto il rivestimento dell’intestino è ricoperto di cellule che contengono recettori, neuropeptidi; la loro alta densità è probabilmente il motivo per cui sentiamo le emozioni in quella parte anatomica, tanto che le definiamo spesso “sensazioni viscerali”. Alcuni ricerche hanno dimostrato che l’eccitazione e la collera aumentano la motilità dell’intestino, mentre l’appagamento le attenua; e visto che è un circuito biunivoco, può accadere che il movimento dell’intestino nel digerire il cibo ed espellere le scorie possono influire sullo stato emotivo,”Dispeptico” significa scorbutico e irritabile, ma in origine questo termine si riferiva a chi era affetto da una cattiva digestione.

Quindi i peptidi e recettori rendono possibile il dialogo fra conscio e inconscio.

In sintesi, si vuol sottolineare che il cervello è molto ben integrato con il resto del corpo a livello molecolare, al punto che l’espressione “Cervello mobile” è una definizione calzante per designare la rete psicosomatica attraverso la quale le informazioni intelligenti viaggiano da un sistema all’altro. Ognuno dei settori della rete, quello neurale, quello ormonale, quello gastrointestinale e il sistema immunitario, è fatto per comunicare con gli altri, mediante i peptidi e recettori che hanno la funzione specifica di trasmettere messaggi che collegano fra loro i grandi sistemi dell’organismo in una sola unità che possiamo definire mente/corpo!

Tutte le emozioni sono sane, perché sono le emozioni che tengono uniti la mente e il corpo. Ira, paura, tristezza, le cosiddette emozioni negative, sono altrettanto sane quanto serenità, coraggio, e gioia, Reprimere queste emozioni e non lasciarle libere di fluire significa creare una dis-gregazione nell’organismo. Lo stress creato da questa situazione, che assume la forma di blocchi è la causa dell’indebolimento che può condurre alla malattia.

Tutte le emozioni sincere e autentiche sono emozioni positive!

La salute non consiste nell’avere “pensieri felici”. A volte l’impluso più potente verso la guarigione può provenire da uno scatto d’ira repressa da tempo, che attiva il sistema immunitario.

Il segreto è…esprimere l’emozione e poi lasciarla andare, in modo che non continui a lievitare, finendo così per sfuggire al controllo…e se sfuggono al controllo possono infierire su organi specifici, ad esempio:

  • il Cuore si apre in un clima gioioso, ma la troppa gioia fa palpitare il Cuore e sconvolge il plesso solare;
  • la collera può essere una valvola di sicurezza per salvaguardare l’integrità del Fegato, ma la rabbia in eccesso lo danneggia;
  • la paura ci stimola ad agire con prudenza conservando l’energia nei Reni, ma se sproporzionata e irragionevole provoca una perdita di liquidi e di energia essenziale;
  • la tristezza favorisce l’interiorizzazione e la sensibilità percettiva utili al Polmone, ma l’eccesso o la mancanza di pianto blocca il petto e intasa le vie respiratorie;
  • la riflessione è necessaria alla Milza per dare forma ai pensieri, ma l’eccesso di preoccupazione provoca disturbi allo stomaco.

La relazione mente-corpo si riflette anche su alcune anomalie posturali; la psiche può contribuire a creare degli atteggiamenti paramorfici e quindi anche dolori muscolari la persona che ha evidenziato questo aspetto è il psicoteraputa Alexander Lowen nel 1970.

In conclusione si può evidenziare  che un intervento su di un cliente/paziente, qualsiasi problema abbia, dev’essere sempre di natura globale ovvero psico-fisica!